Su quel lungo ponte sospeso,
su un Polcevera arido e triste,
transitai mille e mille volte,
verso cento luoghi diversi,
tutti appesi sui suoi tiranti
poco distanti, tesi come nervi,
d’un corpo colpito al cuore,
un infarto di grigio cemento,
colpisce la città sgomenta!
Ferita e piangente: Genova la superba,
afflitta e dimessa sotto una pioggia
fitta, sulle macerie del ponte,
tragedia immane e indecorosa,
un Paese “soit-disant” all’avanguardia,
con strutture ormai vecchie,
decrepite di settant’anni e più,
figlie ormai di uno stanco boom,
stanco si trascina profonde ferite
mai rimarginate, sangue innocente.