A terra col mondo addosso,
il vuoto sotto le gambe
le gambe perse nell’universo,
strisciando a terra come verme
il peso dell’esistenza addosso,
ed io, gli occhi al soffitto inerme,
cade su essi l’intonaco sgallettato
e sulla maglietta blu notte e nera,
chiare tracce di madido sudore,
speranza d’un cielo limpido muore,
forze nelle gambe son svanite.
Presagio d’una fine prevedibile,
aggrappandomi ai lucenti fili
dell’iride del sole, che m’osserva
e mi abbraccia dandomi calore.